Ecco come bisognerebbe fare un e commerce veramente social secondo GIOVANNI CAPPELLOTTO.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il commercio è sempre stato sociale. L’acquisto di beni e servizi nel mondo reale è una forma diintrattenimento sociale e da sempre ci rivolgiamo alle persone che conosciamo per avere consigli sui prodotti e sui servizi. Questa dimensione sociale invece non si riflette ancora abbastanza nell’esperienza di ricerca sui siti di ecommerce online.
Il  fenomeno che sta succedendo è che le tecnologie sociali irrompono nel commercio online, come è già successo nel gioco, nella musica e nelle notizie.

1 – Rendere più “televisiva” la partecipazione degli utenti?

Gli utenti si incontrano e si sintonizzano su Facebook per divertirsi e per scoprire qualcosa. Il principio fondamentale sembra essere la serendipty: cerco una cosa e ne trovo un’altra, in un movimento del tutto casuale. Le esperienze di commercio oggi sono invece fortemente guidate dalla ricerca:infatti parliamo sempre di intento del visitatore e scopo della pagina.
eBay ed Amazon sono luoghi perfetti per per comperare qualcosa, ma bisogna già essere nella piazza del mercato, ed oggi sono insufficienti per chi vuole navigare in modo casuale per divertirsi.

La situazione è tale che sembra necessario aggiungere un livello superiore all’immagine dell’imbuto di navigazione, che è l’immagine ormai consolidata del movimento che dovrebbe trasformare i visitatori in clienti. E questa parte superiore dell’imbuto è formata sia dalla ricerca che dalla navigazione casuale, alimentata dalla serendipty.

Questo nuovo livello impatta con tutta probabilità la stessa presentazione dei prodotti.

2 – Al di là degli amici.

L’esperienza sociale su Facebook è definita dagli amici. Il comportamento del consumatore è però anche informato da cerchie più ampie e diverse degli amici. Cerchie che si basano sulla fiducia in caso di acquisti di alcuni prodotti, cerchie che si basano sulla competenza in caso di altri acquisti. Un conto è comperare un oggetto di uso comune, un conto è acquistare un’auto o un bene che comporti una spesa ben superiore. La stessa percezione del valore del bene, o della sua esclusività, può essere condizionata da cerchie di competenza o di appartenenza diversa.

Per essere pienamente coinvolti nel commercio sociale occorre qualcosa di più del solografo di Facebook, come altre persone che condividono una particolare passione. Serve anche un Social CRM per conoscere le comunità di clienti al di là degli utenti e degli amici degli utenti. Bisognerebbe personalizzare una esperienza sociale basata non solo sul profilo di un utente, ma anche su quello che fa la comunità degli utenti.

3 – Footprint nativo su Facebook.

Avere un footprint nativo su Facebook – un negozio che chiude la vendita su Facebook senza riportati nel tuo ecommerce – è critico per almeno due ragioni.

  • Per ottenere buoni risultati è necessari che gli utenti siano impegnati nel newsfeed di Facebook, perché gli utenti sono già in un contesto sociale.
  • E’ difficile integrare in modo aggressivo l’esperienza sociale in un tradizionale sito di e-commerce che è costruito e sintonizzato per convertire gli utenti all’interno di una esperienza guidata dalla ricerca. E’ più facile innovare con il social commerce su Facebook dove gli utenti si aspettano una vera esperienza sociale.
La miglior pratica emergente sembra essere quella di stabilire due punti di presenza e di gestirli in modo diverso. Uno su Facebook ottimizzato per una profonda esperienza sociale ed il secondo sul proprio sito ecommerce dove l’esperienza sociale è più leggera, visto che finora è stato costruito per una esperienza basata sull’intento di ricerca.

Insomma, il social commerce richiede molto più che una proliferazione di bottoni di condivisione e di connessione. C’è bisogno di produrre una esperienza di commercio veramente nuova e che passa attorno alle persone che condividono interessi e passioni, dove la strada da fare sembra ancora lunga.

 

 

 

 

 

 

Oggi riporteremo un’intervista molto interessante fatta da http://www.corrieredellecomunicazioni.it a Gentiloni (Pd) unito con Roberto Rao (Terzo Polo) in nome dell’Agenda Digitale in vista dell’approvazione del decreto Digitalia.

Quali sono i punti nodali e irrinunciabili dell’Agenda digitale?

Penso che il testo dovrà contenere alcune misure che implicano segnali forti. Primo, decidere che ogni anno c’è una legge per la promozione dei servizi digitali; secondo, il discorso dello switch off dei servizi nella PA; terzo, il tema del commercio elettronico, perché questo è il settore dei servizi online in cui l’Italia è di gran lunga più indietro nel contesto europeo, ma nel contempo ha un peso e un’importanza strategica, visto che l’economia è molto incentrata su esportazioni e commercio. Essere indietro in quella che sarà una componente di punta del commercio del futuro è sicuramente un handicap da superare che merita un segnale forte.

Che segnale forte proponete per promuovere l’e-commerce?  

Quando proponiamo l’Iva agevolata per l’e-commerce, con un’aliquota secca al 20%, non si deve immaginare soltanto una perdita di gettito per l’Erario, derivante dall’abbassamento dell’Iva, che purtroppo non è enorme perché finora l’e-commerce è una percentuale modestissima del nostro commercio,  ma si deve immaginare anche un incremento di gettito fiscale. È ovvio che il commercio elettronico è uno dei modi per fare affiorare partite che altrimenti sono in nero e che fanno di tutto per evitare la tracciabilità. L’Iva ridotta per l’e-commerce renderebbe molto più complicato evadere rispetto alle normali attività commerciali. Insomma, parte della copertura finanziaria per la realizzazione dell’Agenda digitale potrebbe derivare dal recupero di gettito connesso al decollo dell’e-commerce.  Altri capitoli importanti sono le start up, il Fondo dei Fondi, l’educazione, il ruolo della Rai.

Ci sono le condizioni per arrivare ad un testo unico in tempi stretti?

Vedo notevole sintonia fra i due disegni di legge del Pd-Terzo Polo e del Pdl. Sintonia nell’agenda dei temi, anche se naturalmente alcuni sono più sottolineati nell’una e nell’altra proposta. E quindi si tratta di un lavoro piuttosto facile per ricavarne un testo unico.

Alcune materie affrontate nel progetto Pd-Terzo Polo non sono presenti nel progetto del Pdl e viceversa.

È evidente che bisogna lavorare sulle differenze. E su alcuni punti bisognerà elaborare una posizione comune. In particolare quelli che riguardano gli interventi in ambito PA: non credo che si possa rinunciare alla strategia basata sul cosiddetto switch off. Servirà un’indicazione di scadenze entro le quali finisce il doppio canale fra la carta e l’online nella PA: questo tema nella proposta del Pdl non c’è. Noi invece pensiamo che sia importante.

Diverso anche il modo in cui le due proposte affrontano l’e-commerce.

Nella nostra proposta il capitolo e-commerce è affrontato in maniera piuttosto radicale, ipotizzando un’agevolazione secca e consistente dell’Iva. Nella proposta del Pdl l’argomento è affrontato in modo più marginale. C’è qualche differenza più consistente “di principio” su argomenti come l’open source, su cui la posizione del Pdl è ad esempio molto più prudente. Ma al di là dei dettagli, il Parlamento ha una grande occasione per contribuire alle decisioni del governo per un’Agenda condivisa da tutti.

(Intervista di Paolo Anastasio)
http://www.corrieredellecomunicazioni.it

Esiste un aforisma, un pensiero, una dritta ad hoc per il mondo dell’e commerce, ma soprattutto affinché questo si riveli di successo?
Facendo un giro per il web vi riporto questa frase di Sam Walton fondatore della catena di supermercati WAL MART:

     “E ognuno di voi si ricordi che il con­su­ma­tore è vostra mamma, vostra sorella, vostra moglie. Può licen­ziarci tutti con le sue scelte!”

Questo è un simpatico video in lingua francese di qualche anno fa che offriva la visione dell’ e commerce secondo la vita reale.

http://www.youtube.com/watch?v=4gaIIQ72SdA&feature=player_embedded

“Sono passati non molti anni dalle novità introdotte grazie all’eCommerce, inteso letteralmente come soluzione tecnologica che consente la vendita online di prodotti e servizi, con enormiprogressi sia sul piano logistico-burocratico della prassi d’acquisto, sia sulla sicurezza dei pagamenti effettuati oltre che, forse il più importante, sull’aspetto culturale.

La nostra mentalità, come consumatori, è cambiata notevolmente grazie al suo impatto e, come venditori, abbiamo imparato ad interpretare il senso più profondo dello scambio online in base alle nostre esigenze.

Così, se l’eCommerce sembrava caratterizzare l’evoluzione di grandi multinazionali capaci di investire adeguatamente sul web, ma rinnovando esclusivamente alcuni settori e a discapito delle piccole aziende, oggi siamo già in grado di studiare i mercati e i casi aziendali la cui forza principale sta proprio nella strategia di vendita online: una forza che è capace di stimolare la crescita molto più di quanto non fosse possibile nel passato.(www.ninjamarketing.it / L’e commerce funziona: 10 mosse che smentiscono la crisi)

 

Da qualche tempo, non solo on line ma soprattutto su alcuni canali tv italiani si fa strada Zalando un  grandissimo negozio on line, che dalla simpatica pubblicità dovrebbe essere il sogno di ogni donna. Ciò che lo rende peculiare è l’assoluta gratuità  di reso e spedizione.

Noi ci chiediamo e vi chiediamo, basterà questo per rendere un negozio on line davvero di successo?

http://www.youtube.com/watch?v=3iv-7PH6Ahs

L’E Commerce merita un marketing ad hoc, perché non è un semplice tool ma una vera e propria scelta strategica per le imprese.
Da dove si deve cominciare?
Spesso si pensa che sia sufficiente mettere online una piattaforma di ecommerce per iniziare a vendere. Chi ha provato a farlo sa che non è così. Come qualsiasi altro sito o attività online, la tecnologia è solo il componente di base, rappresenta le fondamenta della casa che dobbiamo costruire. E’ fondamentale cioè che il negozio sia solido (quindi una piattaforma stabile e ben progettata, un’esperienza utente studiata per facilitare gli acquisti ecc…) ma se non mettiamo l’insegna giusta nessuno ci troverà, a meno che non ci chiamiamo Gucci, Amazon, Mediaworld. Per cominciare le parole d’ordine sono due: prodotto e target. Quanto più conosciamo approfonditamente le caratteristiche dei nostri prodotti, i bisogni che soddisfano e le persone potenzialmente interessate ad acquistarli quanto più saremo in grado di proporli al mercato in maniera vincente. Le domande da porsi sono pertanto: quali sono i valori distintivi dei prodotti che vendo rispetto alla concorrenza? a quali utenti si rivolgono? in quali periodi dell’anno avrò più richieste? In pratica dobbiamo cercare di rispondere alle classiche 5 “W”: WHO («Chi?»), WHAT («Cosa»), WHEN («Quando»), WHERE («Dove»), WHY («Perché»). Queste domande ci aiuteranno a definire la nostra unique selling proposition, il nostro target, canali e tempistiche di promozione, ovvero la nostra strategia di comunicazione online.

Quanto è importante il SEO?

Il SEO, a differenza di quanto si dice in giro, è tutt’altro che “morto”, anzi è vivo e vegeto soprattutto per gli Ecommerce. E’ fondamentale un buon posizionamento sui motori perché (a differenza degli altri canali digitali) quando l’utente effettua una ricerca su Google esprime già un bisogno, un’INTENZIONE di acquisto (pensiamo alle ricerche che effettuiamo noi stessi tutti i giorni) che dobbiamo cercare di esaudire. Siamo in grado di esaudire un bisogno quanto più posizioniamo il nostro sito su parole chiave precise e di dettaglio: essere primi per “scarpe ortopediche bianche” è sicuramente più convincente che per “scarpe”.

Il traffico qualificato (ovvero le visite da utenti potenzialmente interessati ai nostri prodotti) è una sorta di Santo Graal che dovremmo perseguire con costanza dal primo giorno in cui mettiamo online il nostro ecommerce.

Quale è il ruolo dei SN in una strategia di e commerce marketing?

Insieme ai motori di ricerca, i Social Network sono tra i luoghi digitali in cui i nostri potenziali acquirenti trascorrono più tempo. E’ inevitabile quindi farci i conti: da un lato per non perdere occasioni di acquisto, dall’altro perché lo straordinario potere di passaparola intrinseco delle piattaforme sociali può avere riflessi enormemente positivi sulle vendite (in caso di utenti soddisfatti) ma anche enormemente negativi (in caso di utenti insoddisfatti e quindi molto critici). Ricordiamoci sempre infatti che un cliente insoddisfatto può avere un potere devastante sulla nostra reputazione online perché ha tutti gli strumenti per parlare male di noi e lo farà senza alcuna pietà. Passaparola, influenza e reputazione sono le “monete” più preziose che possiamo e dobbiamo guadagnarci grazie ai Social Network: è fondamentale quindi non solo presidiare il canale social con le nostre pagine su Facebook e Twitter (presenza) e rispondere a chi ci chiede supporto (reazione), ma anche monitorare il canale (ascolto), attività in grado di darci importanti indicazioni sia sul grado di soddisfazione nei confronti del nostro servizio e dei prodotti che vendiamo sia sui gusti dei nostri potenziali clienti e quindi sui prodotti che potremmo vendere; infine dobbiamo trovare il modo di “far parlare” di noi e stimolare il “buzz”, con opportune strategie di pr online e engagement (coinvolgimento).
E l’advertising?
Motori di ricerca e Social Media possono essere utilizzati sia in ottica strategica (come detto nelle domande precedenti) sia tattica, investendo denaro in acquisto di spazi e visibilità. E’ il cosiddetto “paid media”, fondamentale nel media mix per dare la giusta massa critica di visitatori al nostro ecommerce.
E’ chiaro infatti che se vogliamo raggiungere risultati di business nel breve periodo, la soluzione più efficace è quella di allocare budget ad esempio per una campagna Pay-Per-Click (PPC) su Google e Facebook, in grado di proporre i nostri prodotti al maggior numero possibile di persone.

Un tuo parere, le aziende italiane che hanno già inserito l’ecommerce nelle loro scelte, hanno secondo te capito come approcciare il web 2.0? Lo fanno in modo strategico o tattico?

Vedo ancora un utilizzo fortemente “di pancia” e “di moda” dei tool social e 2.0, ancora poco sfruttati in senso strategico e sinergico con gli altri canali digitali (ad esempio il mobile). Però almeno si sta diffondendo una consapevolezza che “qualcosa si deve fare” e questo secondo me è sempre positivo.
Sul digitale si deve sempre sperimentare, sbagliare e correggere il tiro rapidamente…magari aiutati da agenzie come Bizup 😀
Conversione significa Acquisto?
Beh, dipende dal contesto. Conversione può voler dire anche acquisizione dei dati di un utente potenzialmente interessato all’acquisto che solo successivamente si trasformerà in cliente effettivo. In contesto ecommerce però genericamente intendiamo acquisto del prodotto.

Tu comperi on line?

Continuamente 🙂

Quale è il tuo negozio on line preferito?

Amazon: per disponibilità dei prodotti, facilità di acquisto e soprattutto tempi di consegna. Sono cosciente che sto parlando di un “gigante” ma la qualità del servizio è assolutamente alla portata anche di ecommerce più piccoli, che non devono gestire magazzini così importanti.

Carlo Alberto Pratesi E’ professore ordinario di Economia e Gestione delle Imprese all’Università Roma Tre, e con Paolo Merialdo e Augusto Coppola ha fondato Innov Action Lab un percorso formativo che insegna agli studenti universitari a lavorare in team per sviluppare un’idea di businness da presentare in modo efficace a fondi di venture capital.

Prof. Pratesi parliamo un po’ di “aziende digitali”, ovvero di quelle aziende che hanno colto le grandi opportunità offerte dai tool digitali. Crede che l’Italia sia a buon punto?
L’Italia ha ancora un po’ di strada da fare… secondo me non tanto sul versante delle infrastrutture e delle tecnologie (di cui spesso ci si lamenta) ma della propensione delle persone a usare il web per fare cose che non siano solamente passive. Insomma non stare davanti a uno schermo come si sta davanti alla televisione. Leggere i post su Facebook o vedere i video su YouTube non basta.
Il digitale ha creato nuovi paradigmi, cambiando e talvolta sovvertendo le relazioni economiche; si può parlare di un nuovo marketing?
 La difficoltà per le aziende è che sul web non si può più barare. O si di ce la verità e ci si “comporta bene” o si è fuori. Questo mette in crisi un certo tipo di pubblicità e sopratutto un certo modo molto aggressivo e talvolta poco etico di impostare l’attività di vendita.
Sul versante dei consumatori, invece va superata la diffidenza (molto italiana) nei confronti di chi vende a distanza (non è un caso se la vendita postale da noi non è mai decollata). Sono ancora troppe le persone che non usano la carta di credito, non fanno bonifici on line, insomma: molti italiani vogliono ancora usare il denaro contante e vedere in faccia chi lo riceve.
Se Le dicessi “social”, cosa Le verrebbe in mente?
Più che socializzazione, intesa come  possibilità di “fare amici” (perchè è evidente che la quantità può andare a discapito della qualità delle relazioni) il termine social mi fa pensare alla straordinaria possibilità di ottenere informazioni di qualità in tempi molto rapidi. Mio nipote di 16 anni mi ha detto che lui negli ultimi anni ha imparato molto più da YouTube che dalla scuola…. Insomma una sorta di grande cervello condiviso che può farci tutti più intelligenti
 
Qualche anno fa le aziende cercavano “brand o category manager”, oggi cercano “digital e community manager” e tra i profili “sales” è richiesto l’ e commerce manager. Nuove opportunità e nuovi mestieri, i ragazzi che escono dall’Università oggi sono pronti a questi ruoli?
 Certamente. Per un generazione un po’ sfortunata sul piano dell’occupazione, mi sembra che questa sia un buona notizia: per la prima volta nella storia dell’uomo i più giovani possono insegnare qualcosa (di essenziale) ai più vecchi. Spero davvero che si rendano conto di questa grande opportunità e la sfruttino come si deve!
 
 Cos’è l’InnovAction Lab?
Un percorso formativo che ambisce ad insegnare a chi è all’università  quali sono gli elementi che devono essere considerati per comprendere il potenziale di mercato di un progetto innovativo e come presentare tale progetto in modo efficace ad investitori e fondi di venture capital. per saperne di piùwww.innovActionLab.org
E per concludere, mi dice quale è il suo sito di shopping on line preferito?
A parte quelli di treni e aerei, recentemente ho usato il sito della SIGG dove ho comprato delle bellissime borracce di alluminio con le quali ho sostituito le orribili bottigliette di plastica che trovo care e anti-ecologiche.

 

Rifacendoci al report di NETCOM sui comportamenti del consumatore on line uno degli aspetti che nonostante la continua crescita,  condizionano l’acquirente è la sicurezza e quindi la tutela che hanno nel momento dell’acquisto e dopo.

A proposito di questo riportiamo  un articolo di http://www.key4biz.it dove vengono delucidati diversi aspetti dell’argomento.

“La nuova direttiva sui diritti dei consumatori europei è stata formalmente adottata dagli Stati membri nel Consiglio dei ministri Ue svoltosi ieri. La nuova normativa rafforzerà i diritti dei consumatori dell’Unione – in particolare per quanto attiene allo shopping online e agli acquisti effettuati su siti esteri – e garantirà condizioni comuni più chiare per le imprese concorrenti nel mercato unico.

Tra le novità introdotte dalla direttiva per i diritti dei consumatori, una maggiore tutela contro i costi nascosti, cioè quelli praticati dai venditori truffaldini che spacciano i loro servizi come ‘gratuiti’ e inducono poi i consumatori a pagarli: al termine del processo di acquisto di beni e servizi sarà obbligatoria una finestra indicante il prezzo finale, inclusivo di tutte le spese, che il compratore dovrà barrare per completare il pagamento. Eventuali costi aggiunti dopo saranno a totale carico del venditore. Questo servirà ad aumentare la trasparenza del processo di vendita e ad evitare costi ‘a sorpresa’ a carico dei consumatori.

Le nuove norme mettono quindi al bando le cosiddette caselle di selezione pre-impostata che accompagnano spesso l’acquisto di alcuni beni come i biglietti aerei e vengono usate per offrire opzioni aggiuntive come l’assicurazione di viaggio o il noleggio auto. Attualmente, i consumatori sono costretti a deselezionare le caselle se non vogliono questi servizi extra: con la nuova direttiva, i box pre-selezionati saranno vietati in tutta l’Unione europea.

Le nuove norme introducono quindi la possibilità di cambiare idea su un acquisto e di rimandare indietro la merce entro 14 giorni dal momento di ricezione della merce (periodo esteso a un anno nel caso il venditore non informi l’acquirente sul nuovo regolamento). Attualmente questo può avvenire entro al massimo una settimana dal momento della stipula del contratto. Introdotta anche la possibilità di essere rimborsati dell’intero prezzo del prodotto nelle 2 settimane successive alla restituzione della merce.

Il diritto di recesso è esteso inoltre alle aste online, come eBay e i consumatori potranno avvalersi di un modulo di recesso europeo da utilizzare se cambiano idea e decidono di rescindere un contratto stipulato a distanza o anche da un venditore porta a porta. In questo modo sarà più semplice e veloce avvalersi del diritto di recesso, ovunque sia stato stipulato un contratto.

La consegna dovrà inoltre essere effettuata entro al massimo 30 giorni, pena la possibilità di annullare l’ordine ed eventuali perdite o danni durante il trasporto saranno di piena responsabilità del venditore.

In base alle nuove regole, i commercianti non potranno più applicare un costo eccessivo per ilpagamento con carta di credito. In sostanza, il costo aggiuntivo praticato ai consumatori non potrà superare la spesa che grava sul commerciante per l’offerta di tali mezzi di pagamento. I venditori che gestiscono linee telefoniche che consentono al consumatore di contattarli in relazione al contratto non potranno applicare prezzi superiori all’effettivo costo della chiamata.

Introdotte poi nuove regole che chiariscono chi deve pagare in caso di restituzione delle merci: se lespese di restituzione sono a carico dell’acquirente, i commercianti devono informare chiaramente e in anticipo i consumatori, altrimenti dovranno sostenere loro il costo per la resa dei prodotti. Se si tratta di un oggetto di grandi dimensioni acquistato via internet o per corrispondenza, come un divano o un frigorifero, i costi del trasporto devono essere chiariti già al momento della vendita, per consentire ai consumatori di operare una scelta informata prima di decidere da chi acquistare. Dovranno inoltre essere più chiare le informazioni circa l’acquisto di contenuti digitali, a partire dalla loro compatibilità con hardware e software e dall’applicazione di eventuali misure tecniche di protezione, come la limitazione del diritto di fare copie del contenuto.

I consumatori – chiariscono inoltre le nuove norme – potranno recedere dall’acquisto di beni digitali come musica, film o programmi software, ma solo prima di iniziare il processo di download.

La direttiva introduce, infine, un set di regole comuni per le imprese attive in Europa, sia per quanto concerne le vendite a distanza (per telefono, corrispondenza o via internet) che quelle effettuate in strada o porta a porta.

Vengono così create condizioni di parità e ridotti i costi delle transazioni transfrontaliere, soprattutto per le vendite via internet.

L’introduzione dei moduli standard renderà la vita più facile alle imprese, consentendo loro di rispettare gli obblighi di informazione sul diritto di recesso, mentre norme specifiche tutelerannopiccole imprese, artigiani e professionisti.

I prodotti disegnati su misura – divani o abiti progettati per specifiche esigenze – o le prestazioni di un avvocato o di un idraulico non godranno, ad esempio, del diritto di recesso. Se si annulla un servizio, in sostanza, si è comunque tenuti a pagare la parte di cui si è usufruito. Se, ad esempio, si contatta un avvocato per le pratiche di divorzio e si cambia idea durante il processo, le ore lavorative che il professionista ha già dedicato al caso vanno pagate fino al momento della cancellazione.

Gli Stati membri possono anche decidere di esentare i commercianti chiamati ad effettuare lavori di riparazione e di manutenzione in casa per un valore inferiore a 200 da alcuni degli obblighi di informazione.

La Commissione europea ha presentato la proposta di direttiva sui diritti dei consumatori nel mese di ottobre 2008. L’accordo finale tra Parlamento e Consiglio è stato mediato da Viviane Reding, Commissario alla Giustizia, nel giugno di quest’anno. L’approvazione in Consiglio dei ministri segue il voto schiacciante del Parlamento europeo – 615 voti a favore, 16 contrari e 21 astensioni – del 23 giugno 2011.

Dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, i governi avranno due anni per attuare le norme a livello nazionale.

Per maggiori informazioni:

European Commission – Consumer Rights Directive” 

(www.key4biz.it , Ottobre 2011)

Uno dei relatori dell’evento, Giovanni Cianferoni è il presidente di Retalco, azienda leader in Italia per quanto riguarda l’e commerce.
Ma vediamo meglio di cosa si tratta.

 

Analizzando il quadro economico generale, l’unica realtà in controtendenza rispetto alla crisi dilagante è quella dell’e- commerce, con un’ascesa del 43% annuo. La rete è diventata imprescindibile nella scelta di un acquisto anche quando abbiamo semplicemente bisogno di un riscontro su un qualsiasi articolo a pochi passi da casa. A dare valore aggiunto ai servizi offerti dalla rete è il continuo sviluppo delle vendite on line che trovano diverse soluzioni alle strategie off line: abbattono le barriere geografiche, raggiungono un nuovo mercato popolato da 2 miliardi di utenti, vendono 24 ore su 24 365 giorni all’anno semplificando le procedure di vendita.

Grazie a questi vantaggi sempre più imprenditori decidono di intraprendere la strada dell’ e commerce: è per questo motivo che un’azienda come Retalco, leader nel settore scende in campo affiancandoli con una uno figura nuova e unica, quella del Market Advisor.

Chi è Retalco?

Retalco nasce nel 1994, da un gruppo di ricercatori informatici per studiare la rete internet. Maturando un’importante esperienza nella realizzazione di gestionali per la grande distribuzione come nel caso di Coop e Carrefour, nel 1997 realizza Freecom, una delle piattaforme più avanzate di commercio elettronico al mondo. Ad oggi i negozi on line realizzati con piattaforma Freecom sono oltre 2.500.

Avere uno proprio punto vendita on line non è mai stato così facile: Retalco mette a disposizione dell’azienda un team di specialisti e un Market Advisor, come, figura esperta per seguire la nascente azienda on line nel suo percorso,  per una valutazione della strategia migliore,  definizione su misura degli aspetti contrattuali, analisi dei competitors e personalizzazione del negozio on line.

Retalco offre non solo la piattaforma e soluzioni tecnologiche on line, ma si occupa anche della logistica, dal magazzino alle spedizioni in tutto il mondo, dalla fatturazione al banking sicuro. Le aziende devono occuparsi solo della qualità e disponibilità dei prodotti.

Quindici anni di esperienza a servizio del nuovo mercato.

www.retalco.com

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Nel nostro ultimo post abbiamo un po’ illustrato quali sono i dettami del successo on line delle grandi griffe citando Yoox, esempio italiano fondato da Federico Marchetti nel 2010. Chiaramente l’Italia è una realtà complementare ad altre che si sono via via sviluppate in Europa negli ultimi anni, ognuna contraddistinta dalle proprie peculiarità. Per questo …

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